Mio padre Giorgio Cipriani
Per raccontare questa storia bisogna parlare della mia famiglia, e in particolare di mio padre Giorgio Cipriani, artista eclettico e poliedrico.
Dal 1994, anno della sua scomparsa, mi sono presa l’incarico, sempre con il fondamentale sostegno, a distanza, di mia sorella Sofia, del suo archivio. Di lui si può dire che fosse uno sperimentatore, un ricercatore di forme e idee che lo hanno sempre portato a lavorare nei campi più diversi dell’arte.
Ha prodotto una serie infinita di disegni per stoffe da arredamento, ha creato una linea di foulards da suoi disegni originali, ha dipinto quadri, fatto mostre, realizzato grandi pannelli per scenografie teatrali, ha fatto disegni per scatole di cioccolatini, composto copertine di dischi, scattato moltissime fotografie, progettato paraventi dipinti, girato film, lavorato sulle navi della Flotta Lauro a Napoli per allestire grandi pannelli dipinti nelle sale di ricreazione e tante altre attività che lo portavano sempre a un confronto con la committenza, mantenendo il suo segno distintivo.
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In tutte queste attività, che lo portano sempre a nuove scoperte, si confronta anche con la ceramica, con una serie di piatti. Nel 1950 si compra un forno in una grande villa vicino Lucca dove si cimenta in una produzione in proprio di ceramiche per l’esportazione. Le fotografie qui presentate di alcuni dei suoi piatti realizzati per CNA (immagini reperite nell’Archivio della Triennale di Milano, nella mostra sulle arti applicate del 1951), descrivono la sua capacità di essere testimone del suo tempo offrendo disegni fuori dal comune.
Cipriani è presente con i suoi piatti anche nella mostra di Arte Decorativa a San Paolo, in Brasile, sempre in quegli anni, mostra che raccoglie artisti italiani che saranno poi famosi in patria. Sono gli anni subito dopo la fine della seconda guerra mondiale e vi è un grande fermento da parte degli artisti e la varietà delle proposte lavorative ben si applica alla natura curiosa di un artista.
Essendo passati molti anni da quando ho cominciato questo lavoro di riordino dell’archivio, mi rendo conto che la figura paterna ha lasciato il posto a un confronto con l’artista, il legame familiare è superfluo. Ciò mi offre costantemente, come in questo caso delle Storie in ceramica, la possibilità di acquisire nuove conoscenze, di imparare e di confrontarmi con realtà che non conoscevo prima e ringrazio ancora mio padre e soprattutto le sue ceramiche per avermi dato questa ennesima opportunità attraverso il suo percorso artistico.