Con 50 lire in più
Era il 1961 e frequentavo la prima elementare in una scuola di Torino. Un giorno la maestra comunicò alla classe che ci sarebbe stato un banco di beneficenza il cui ricavato sarebbe servito per l’acquisto di materiale scolastico e che il biglietto costava 50 lire.
Il giorno della pesca arrivai a scuola con le mie 50 lire, così come le mie compagne. Entrammo nella biblioteca dove era allestito il banco con tanti coloratissimi oggetti ben disposti, tutti accompagnati da un cartellino numerato. Ci avvicinammo al banco e pescammo il nostro biglietto. Io e le mie compagne guardavamo con gioia, ci scambiavamo commenti e facevamo pronostici.
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Chi sperava di vincere la bambolina dai capelli rossi, chi l’orsetto bianco, chi il libro degli animali. Io ero molto attratta da una scatola di cartone colorata dentro la quale, semi avvolto da carta velina, si intravedeva un piccolo servizio da caffè in ceramica con disegnati dei coniglietti, composto da tazzine con piattino, bricco del caffè e del latte e zuccheriera. In cuor mio speravo proprio che la fortuna mi aiutasse e che potessi portarlo a casa.
Fu proprio così, quando la maestra lesse il mio numero e il suo relativo abbinamento, restai senza parole: avevo vinto il servizio in ceramica. Felice, corsi dalle mie compagne con la mia scatola, che da subito custodii gelosamente perché conteneva oggetti in ceramica molto delicati e, per me bambina di 6 anni, di grande valore (preciso che non c’è alcun timbro nella parte inferiore del servizio).
Eravamo tutte contente perché il sorteggio e i premi ricevuti avevano accontentato tutte, al di là delle speranze e delle previsioni. In un angolo, in disparte, c’era una mia compagna seria e triste. Mi avvicinai per chiederle cosa avesse vinto e se non fosse soddisfatta, ma lei mi disse che non aveva portato le 50 lire per il biglietto, perché i suoi genitori non potevano permetterselo.
Gli anni ’60 erano gli anni del boom economico, ma erano anche gli anni della forte emigrazione dal Sud verso le città del Nord ed io sapevo che lei era da poco arrivata a Torino con i genitori e i 3 fratelli e che aveva difficoltà economiche visto che lavorava solo il papà.
La gioia che avevo provato poco prima si era trasformata in dispiacere e mi venne un‘idea, andai dalle mie compagne e, dopo aver spiegato la situazione, chiesi se fosse stato possibile per l’indomani che dieci di noi portassero 5 lire per permettere anche alla nostra compagna di avere il suo premio. Ovviamente furono tutte d’accordo.
Chiesi alla maestra se poteva anticipare 50 lire per acquistare il biglietto per la nostra compagna e che l’indomani glieli avremmo ridati. Così anche lei ebbe il suo premio: un bel cagnolino a molla che rincorreva una pallina che la fece sorridere molto e quello fu il suo modo di dirci grazie.
Dopo 57 anni, conservo ancora il mio servizio in ceramica imballato e nella sua scatola originale per paura di romperlo e nel mio cuore il bel ricordo di un gesto sincero e di una giornata speciale.