La prima vacanza
Sono trascorsi più di venti anni: la storia di questi oggetti comincia con un viaggio… il primo intrapreso con mio figlio, nato nel 1997. Infatti, a giugno, decidemmo mio marito ed io, di prenderci una lunga vacanza con il nostro bambino di 5 mesi, un itinerario in auto a tappe attraverso l’Italia, per raggiungere la Calabria, luogo di origine dei miei genitori, dove avevamo una casa al mare.
Durante una sosta di qualche giorno a Maratea, una sera eravamo a cena in un ristorante e, mentre davo il biberon a mio figlio, si avvicinò una bellissima bambina sui 3-4 anni. Affascinata, si fermò ad osservare come il piccolo ciucciasse quel latte in modo famelico, ingordo. Era un bambino sempre affamatissimo e ogni volta si attaccava al biberon come se non mangiasse da mesi. Ad un certo punto la bimba si allontanò per un attimo e ritornò, mano nella mano, con un bel biondino sui 6-7 anni. “Guarda, Alessandro che bel bambino, come mangia”. E tutti e due restarono in ammirazione, fino a quando il padre, un giovane uomo di bell’aspetto, si avvicinò: “Anna, Alessandro, non disturbate i signori” . “Si figuri, sono così carini” risposi. Così ci siamo presentati e, tra una chiacchiera e l’altra, dati appuntamento per il giorno dopo nella spiaggia di Maratea.
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Angelo e la moglie Paola, entrambi psicologi, vivevano e lavoravano ad Orvieto e con i due bellissimi rampolli, Anna e Alessandro, di 4 e 6 anni, trascorrevano ogni anno le vacanze al mare nella casa materna di Maratea. Ci incontravamo in spiaggia, Anna e Alessandro, tranquilli, educati, sensibili, tra un bagno e l’altro nelle acque trasparenti, trascorrevano la giornata in adorazione del nostro figlio come se fosse un Gesù Bambino. Una sera ci invitarono a cena ed io rimasi stupita di come i due, anche se ancora così piccoli, aiutassero i genitori ad apparecchiare e accogliere gli ospiti. Osservando l’armonia che si respirava in quella famigliola, essendo una giovane mamma, mi ripromisi di educare anche mio figlio in quel modo. Alla fine ci invitarono a trascorrere qualche giorno a Orvieto, ospiti nel loro meraviglioso appartamento d’epoca con terrazzo, nel centro storico medievale.
Passeggiando per il centro, fui attratta da questi tre oggetti in bella mostra nella vetrina di un laboratorio di ceramica. Pareva quasi che mi facessero l’occhiolino, perfetti per il nostro nuovo bagno tutto in rosa, che avevamo ristrutturato appena prima di partire per le vacanze. Senza pensarci due volte entrai nella bottega. La signora mi illustrò che la parure era composta da tre elementi unici, prodotti e decorati interamente a mano dai maestri ceramisti orvietani. “Me li incarti con cura,” dissi, “Devo portarli fino a Torino”.
E’ così, da allora, i tre pezzi fanno bella figura, nel bagno, accanto al lavandino, sul ripiano in marmo rosa. Il coperchio del contenitore si è sbrecciato, ma nonostante l’evidente segno dell’incollaggio, rimangono dei bellissimi oggetti, a cui sono molto affezionata, proprio perché ogni giorno, osservandoli, torno indietro con la mente alla prima vacanza con nostro figlio e a quella bella famiglia di Orvieto conosciuta in un ristorante di Maratea.