Da un souvenir a una collezione
Che cosa portare ai bambini dalla Russia, come souvenir durevole e non troppo ingombrante? Nel 1984 in URSS non era possibile comprare grandi souvenir per i due figli. Ivana Scovassi Porreca si trovava a Mosca per un Congresso Scientifico, scovò un piccolo antiquario e non ebbe dubbi.
I due portauovo a forma di galletto in porcellana bianca e blu furono ovviamente meno apprezzati delle matrioske e restarono su un ripiano della libreria per qualche tempo. La loro linea pura, la loro muta attesa di ricevere nel loro incavo l’oggetto per il quale erano stati foggiati, aveva qualcosa di commovente.
Ivana e il marito Raffaele furono d’accordo nel cercarne altri e moltiplicare così i loro ricordi. I viaggi e la frequentazione di mercatini nostrani e antiquari li hanno aiutati ad alimentare quella che presto è diventata una collezione importante. La Rivista di collezionismo “Il Curioso” la presentò nell’anno 2000, nel suo primo numero, giudicandola emblematica di una passione che può diventare concreta, di un interesse “possibile” per il passato.
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Le dimensioni del soggetto, la sua diffusione come accessorio della tavola e come dono augurale, i prezzi non proibitivi, la gamma dei materiali e degli stili hanno dato alla raccolta numeri importanti. In quel periodo i pezzi erano oltre 2000, ben allineati in vetrine che occupano un’intera parete del soggiorno nella casa di Pavia.
Amici e parenti contribuiscono ad accrescere il numero di oggetti; una persona cara regala un ricordo di famiglia, un portauovo francese di fine Settecento che è il più antico esemplare della collezione. La novità della collezione Scovassi-Porreca è rappresentata da una serie di pezzi straordinari e unici, realizzati da artigiani e artisti, italiani e stranieri, che sollecitati da Ivana e Raffaele, hanno volentieri creato per loro qualcosa di originale ed esclusivo.
Così un ceramista di Gubbio ispirato alla ceramica nera dei buccheri ha prodotto alcuni pezzi, tra cui uno composto da tre sfere affiancate che incorporano la cavità-portauovo. Gli incontri dapprima casuali per un acquisto veloce hanno alimentato amicizie e rapporti, vivificando il piacere di collezionare che così si è arricchito di numero, ma soprattutto di affetto.
Come quell’artista conosciuto in Québec, Réjean Bérard, che ogni anno con gli auguri manda agli amici di Pavia un portauovo dedicato, in ceramica nei toni del blu, suo colore preferito. Per il piacere di tenere vivo un legame e, entrando nella collezione, portare in Italia qualcosa di suo. E ancora l’anziano artista di Napoli che, affascinato dalla possibilità di inserirsi nella collezione, crea un pezzo unico con un Pulcinella ubriaco con la coppa che sostiene l’uovo. E il soffiatore di vetro che ne inventa uno speciale! Gli architetti e designer padovani che adattano forme geometriche alla morbidezza dell‘uovo!
Negli ultimi 15 anni la professione di docente ha portato Raffaele in Lussemburgo: questa permanenza nel cuore dell’Europa, dove risulta facile la frequentazione con antiquari e collezionisti, ha contribuito certamente ad arricchire la collezione. Dopo più di trent’anni da quel lontano 1984 i portauovo sono ormai 3000! Il desiderio per il futuro sarebbe trovare loro una degna collocazione, magari in un “Museo del portauovo”, dove far conoscere la varietà di questo piccolo oggetto ricco di storia… e di ricordi di viaggio per noi.