Da Milena Milani a Sergio Pautasso
Non ricordo con esattezza quando mio padre, Sergio Pautasso, incontrò per la prima volta la scrittrice e artista Milena Milani. Probabilmente i due si conobbero all’inizio degli anni Sessanta grazie all’amico artista Lucio Fontana e si videro in più di un’occasione al Bar Jamaica in via Brera a Milano, assieme al gruppo di intellettuali che ruotava attorno alla rivista d’avanguardia “il Verri”; nel salotto di Fernanda Pivano, o in quello Vittoria Marinetti, figlia del fondatore del movimento futurista; ai vernissage delle mostre alla Galleria del Naviglio del marito di Milena, Carlo Cardazzo; durante le vacanze estive a Albissola Marina, in serate trascorse nel condominio la Casa di vetro, residenza della coppia Cardazzo Milani, in compagnia di Camillo Sbarbaro, Elémire Zolla, Ezio Gribaudo e Ippolito Simonis, scrittori, artisti e galleristi ma soprattutto amici.
Nella libreria di Pautasso facevano capolino tre libri di Milani: Storia di Anna Drei, Sei storie veneziane e Soltanto un amore, in particolare quest’ultimo aveva una dedica affettuosa arricchita da un piccolo fiore disegnato a mano dall’autrice.
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I romanzi si trovavano assieme ai cataloghi delle sue prime esposizioni personali, improntate sulle creazioni di ceramiche e di «quadri-scritti», tenutesi nel 1965 a maggio alla Galleria L’Argentario di Trento e ad agosto al Circolo degli Artisti di Albisola Mare; assieme a questi, vi era un piccolo pieghevole del 1972, realizzato in occasione della mostra grafica alla galleria milanese Bon à tirer, Elogio della pazzia scritta e dipinta, ornato anch’esso dal disegnino di un fiore rosso apposto a conclusione della dedica: «A Pautasso cordialmente Milena Milani».
Nel febbraio del 1972, durante la mostra personale Regarder (venti opere presentate da un testo di Renzo Modesti, critico d’arte del quotidiano “Il Resto del Carlino” di Genova) tenutasi alla Galleria Farsetti di Cortina d’Ampezzo, Milani lanciò l’idea di pubblicare la rivista “Il Richiamo. Arte e poesia”. Tra i primi a aderire al progetto e a formare il comitato redazionale con Milani redattore capo, il professore e poeta Roberto Pappacena direttore, e Italico Mariotti (de “Il Notiziario di Cortina”) direttore responsabile, furono Renzo Menardi, allora sindaco di Cortina, il pittore Giuseppe Cesetti, il gallerista Frediano Farsetti (che finanziò l’impresa) e il conte Giovanni Nuvoletti.
Il primo numero, dedicato allo Spazialismo, uscì nel luglio del 1972, ma Milani scrisse a Pautasso, allora direttore letterario della casa editrice Rizzoli, già il ventisei aprile dello stesso anno, chiedendogli di pubblicare sulla rivista una poesia o una riflessione critica, aggiungendo alla missiva il cataloghino dell’esposizione da Bon à tirer. Purtroppo non è stata rinvenuta tra le carte dello scrittore nessuna poesia e nessun testo critico destinato a “Il Richiamo”.
Al pari di pochi amici stretti, Milani era comunque a conoscenza del fatto che Pautasso scrivesse poesie: i suoi versi erano stati pubblicati per la prima volta dall’editore Bino Rebellato nel 1959 in un libretto intitolato Rapporto d’amicizia e da allora lo scrittore piemontese si era dedicato all’attività di critico e di direttore letterario della Rizzoli lasciando la poesia a pochi momenti intimi, e soltanto nel 2017, a dieci anni dalla scomparsa, le sue poesie sono state raccolte nel volume Il progetto poetico 1954-2006.
Pautasso contraccambiò l’invito a collaborare alla rivista prodigandosi nel segnalare alla casa editrice Rusconi i romanzi della Milani Soltanto amore e La rossa di via Tadino: libri di successo che poi furono da lui stesso recensiti in Anni di letteratura. Guida all’attività letteraria dal 1968 al 1979 (Rizzoli, Milano 1979).
L’amicizia creatasi tra i due intellettuali venne consacrata da un dono particolare dell’artista-narratrice Milani al critico (e poeta) Pautasso: una brocca in ceramica, realizzata dalla manifattura La Fenice di Albisola Capo, che fu trasformata dallo scrittore in portamatite e mai tolta dalla scrivania dello studio della sua casa milanese.
A distanza di anni, la Brocca di Milena Milani non ha perso l’inattesa funzione d’uso attribuitale da mio padre, e oggi, ancora colma di penne stilografiche, pennarelli, biro e matite, troneggia sulla mia scrivania, circondata dai libri futuristi e dai manifesti di Piero Manzoni.