Arte voluta dalla natura
Andavo spesso alla bottega di Umberto Ghersi a comprare qualcuna delle sue opere. Lui si definiva “un artigiano della ceramica”, ma per me era un artista. Era modesto, questo sì, ma bravo ed amava il suoi lavori. Un giorno mi disse «Chi più fortunato di me? Faccio un lavoro che mi piace ed in più guadagno anche».
Dove lavoravo avevamo spesso motivi per fare regali: un matrimonio, un pensionamento, un trasferimento o altro. Umberto era sempre una risorsa, raccoglievamo i soldi, non sempre avevamo quanto lui aveva chiesto, ma bastava dirgli «Dai, ci aiuti, stia nel regalo anche lei!» e ci accontentava.
Era un po’ geloso delle sue civette, era difficile farsi dare una civetta da cui non voleva separarsi. Così fu per il mio piatto.
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Durante una delle nostre visite alla sua bottega, mio marito ed io, avevamo notato questo piatto, con due cavalli belli, in corsa, slanciati ed eleganti, ma, stranamente, una fenditura attraversava tutto il piatto. Ci piacque subito; credevamo fosse stata una sua trovata incollare i due cavalli su di un piatto spaccato a metà; gli proponemmo di vendercelo. Ma Umberto non ce lo voleva dare perché, disse, «Questa è arte voluta dalla natura! Nel forno il piatto si è spaccato in due, ma i cavalli sono rimasti integri. Lo voglio tenere».
Dovemmo essere molto persuasivi per poter avere il piatto e ne siamo sempre contenti. Ci ricorda un artista albisolese di cui conserviamo con effetto il ricordo e del quale si parla, secondo noi, poco. Con orgoglio mostriamo sempre agli amici, questo suo pezzo unico ed irripetibile: ideato dall’artista, ma con lo zampino della natura che ha voluto dargli ancora più personalità.