I fiori di Lea
La zia Lea di Albisola Superiore aveva ereditato più di tutti la creatività di mio nonno Risieri Capelli: dapprima nel ricamo, poi nel cucito, nell’uncinetto, nel chiacchierino e nella maglia jacquard esprimeva tutta se stessa “al femminile” in una ricerca inesauribile di materiali e tecniche…
Un bel giorno, complice Angelo, suo marito, prese in mano un pennello e iniziò a riportare sulla tela i mille colori dei suoi fiori preferiti, che coltivava con tanta fatica e amore nel giardino di Sassello… Quanti anni impiegati a elaborare la tecnica della pittura a olio restituendo l’essenza della sua vita fatta di fiori, colori e luoghi a lei più cari….
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Ma uno dei suoi più grandi pregi era sapersi sempre rinnovare per rinascere un tantino ogni volta… Fu così che nella sua età più avanzata volle sperimentare la ceramica e, come una bambina che scopriva il mondo intorno a lei, la zia ebbe un nuovo impulso di vita, iniziando a sperimentare la pittura sul nuovo materiale.
Tanti sono i pezzi che mi ricordano la sua ineguagliabile voglia di vivere e il suo amore per me che ancora mi giunge solo rimirando questi suoi bei regali… Ho scelto questo piatto perché mi porta alla mente bellissimi ricordi che mi legano a lei. Questi sono i fiori che coltivava già con l’intenzione di immortalarne la bellezza…
Quando ero bambina mi piaceva tanto poterla aiutare a piantumare fiori nel suo giardino… Lei mi insegnava come distribuire la quantità di semi delle zinnie, dalie, portulache, astraceli, del tagete – le spussette come le chiamava lei – e poi i bulbi dei tulipani, degli amarilli e dei gigli… Si raccomandava infine di irrigare delicatamente per non rendere vano tutto il lavoro già eseguito, che premiava ogni volta con una prelibata fetta della sua mitica torta “marmor dolce”!
Quelli erano anni felici in cui ci ritrovavamo tutti da lei… Io giocavo all’altalena con i cuginetti Daniela e Claudio, mentre mia mamma Anna, mio papà Antonio, gli zii Leandro, Antonietta, Angelo e la Lea si riunivano in convivio sotto il pergolato pranzando alla ligure e raccontandosi le loro vite…
Questo piatto parla degli insostituibili affetti che non ci sono più, di episodi gioiosi e spensierati, ma soprattutto del grande amore della mia cara zia.