È scappato il maiale del Bonelli!
Quante volte, parlando con mia zia Maria, l’avevo sentita ricordare un fatto strano accaduto quando lei era una giovane ragazzina. «Vedi – mi diceva – un giorno scappò il maiale del tuo bisnonno e tutti commentando la notizia dicevano “È scappato il maiale del Bonelli!”, ma il bisnonno non si chiamava Bonelli bensì Lari. Non ho mai capito perché!» Una volta, due volte, tre volte, e decisi di iniziare una ricerca di famiglia cominciando con l’anagrafe del nostro comune fino a che trovai notizie e proseguendo con l’archivio vescovile.
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Rifugiarmi due volte la settimana in una stanza piena di vecchi libri, insieme a poche altre persone che vi studiavano in perfetto silenzio, cominciò ad affascinarmi. Visionavo registri parrocchiali sempre più antichi, sfogliavo quelle pagine ingiallite con grande rispetto, mi meravigliavo della scrittura bellissima di alcuni parroci affacciandomi a mondi perduti. La storia della mia famiglia cominciava a delinearsi tra matrimoni, nascite, morti per parto o malattia, uomini che partivano e ritornavano, lavori agricoli e feste paesane finché…
Un giorno, su un registro parrocchiale dell’inizio dell’Ottocento trovai registrata la nascita di Lari Giovanni figlio di Francesco del Bonelli. Ecco risolta la questione: tale Francesco Lari aveva sposato la figlia di un Bonelli ed essendosi trasferito in casa sua ne aveva come assunto per soprannome il cognome, e questo soprannome era rimasto talmente vivo nel piccolo paese da essere conosciuto anche cento anni dopo.
La frase “È scappato il maiale del Bonelli” aveva finalmente una spiegazione, ma soprattutto io avevo avuto modo di risalire lungo decenni a storie, vicissitudini, nomi che mi avevano fatto capire che il legame con la nostra storia personale è ancora più forte se c’è qualcuno in famiglia che racconta. La mia vecchia zia, anche se a volte noiosa e ripetitiva, mi aveva aperto un mondo tanto che continuai a visionare libri e registri fino al seicento, fra Lari contadini, operai, garzoni ma anche commercianti, soldati e fattori.
La zia, per ricompensarmi, mi regalò una biscottiera di ceramica, che, pur se ormai sbeccata, continuo ad usare con tanto affetto. Ora lei non c’è più e io sono diventata nonna, ma cercherò sempre di raccontare ai giovani quello che è stato, perché ogni persona che lo fa, tiene vivo il ricordo dei tempi andati e fa sentire il legame con quelli che ci hanno preceduto.